Non c'entro nulla col vostro discorso, ma questo mi pare uno spunto di discussione interessante.
Io, quando da ragazzino ho iniziato ad appassionarmi di cinema, mi sono comprato un po' di libri per orientarmi ed iniziare ad esplorare cose che uscivano dai canoni della solita roba che passava in tv. Non il Morandini, che ho sempre visto un po' come una versione radical chic della guida tv, ma saggi, monografie, robe così.
Penso sia stato così per molti. Di certo a 15 anni Truffaut non lo scopri pescando a caso nel cestone dei DVD al negozio, ma grazie ad una "guida" di qualche tipo.
Per me il valore della critica è questo. Mi aiutava a scoprire cose quando avevo 15 anni, avevo un mondo di roba tra cui scegliere e non sapevo da che parte iniziare, e mi aiuta adesso a scoprire cose nuove e fuori dai canoni tradizionali. Poi, una volta che mi metto a vedere un film, quello che ne ha scritto il critico di turno serve come materiale di approfondimento, ma resta secondario al mio giudizio. Che è poi il motivo per cui nel sondaggio non mi faccio problemi a votare Aliens contro a 8 e 1/2. O ad avere un sacco di guilty pleasure e di opinioni discutibili su mostri sacri del cinema.
Siamo sicuri che, per chi se ne è legittimamente sbattuto di critica, seghe mentali e mazzi vari, non sia stato il marketing a ricoprire lo stesso ruolo? O altrimenti come si spiega che le persone della stessa età tendano ad avere tutte gli stessi film cult?