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  • 2 settimane dopo...

l’ultimo sorpasso

25.04.1982 Il duello di Imola tra i due ferraristi

Villeneuve e Pironi,

l’ultimo sorpasso

Gilles era in testa, Didier secondo, e l’ordine di scuderia era «slow» perché i rivali erano staccati. Ma il francese superò il compagno e vinse la gara. Il canadese, infuriato, non gli rivolse più la parola. Due settimane dopo morì in un incidente in prova al Gp del Belgio

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Nell’ospedale di Lovanio, dove Gilles Villeneuve sta morendo, uno solo dei suoi colleghi è andato a fargli visita. È Didier Pironi, il francese di origini friulane che è anche suo compagno di squadra alla Ferrari. Ai giornalisti, il pilota dirà che lo spaventoso incidente di poche ore prima, in quell’8 maggio 1982, è accaduto perché «con queste vetture sono stati superati ampiamente i limiti della sicurezza. L’incidente di Villeneuve è avvenuto in un posto dove oggi si transita a 280 all’ora, mentre prima si passava a 180. Quando queste vetture decollano, diventano praticamente degli aerei».

C’è del vero nelle parole di Pironi. Alle 13.53, a sette minuti dalla fine delle qualifiche del Gran premio del Belgio sul circuito di Zolder, Gilles Villeneuve ha toccato in curva il pilota tedesco Jochen Mass: la ruota anteriore sinistra della Ferrari, molto più veloce, ha centrato la posteriore destra della March. La monoposto rossa è decollata davvero, poi cadendo ha sbattuto contro il guard rail: Villeneuve è stato sbalzato fuori, con il seggiolino ancora attaccato alla schiena. Nelle immagini televisive lo si intravede volare, e precipitare su un paletto di plastica che sostiene una rete di protezione. L’impatto contro il paletto di plastica provoca un distacco netto fra prima e seconda vertebra cervicale: il cervello non manda più impulsi al cuore. Nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Gilles viene tenuto in vita grazie a stimolazioni elettriche al cuore.

È così che lo vede Pironi, prima che — alle 21.12 — i medici spengano l’ultima macchina. Ed è così, con quelle parole, che il pilota spiega la morte del suo compagno di scuderia. Eppure Didier sa, non può non sapere, che se Gilles Villeneuve è in quel letto d’ospedale non è solo perché la Formula 1 è sempre più pericolosa. No, Pironi sa benissimo che la morte di Gilles Villeneuve ha a che fare con lui. E con quanto è successo due settimane prima, a Imola, Gp di San Marino, quando il pilota canadese aveva smesso di parlargli per sempre.

Un Gp, quello di San Marino del 25 aprile 1982, che era stato preceduto da polemiche tipiche da F1. La Federazione internazionale (Fia) aveva deciso di togliere alla Brabham di Piquet e alla Williams di Rosberg, per un’irregolarità, il primo e il secondo posto conquistati in Brasile. La squalifica aveva spinto i team inglesi a tentare il boicottaggio del Gp, ma la Fia aveva deciso di far disputare la gara ugualmente. Quindi, se al via mancano Nelson Piquet, Riccardo Patrese, Keke Rosberg, Niki Lauda, Nigel Mansell e Jacques Laffite, in pista scendono 14 monoposto, tra cui le Ferrari di Villeneuve e Pironi e le Renault di Prost e Arnoux.

In prima fila ci sono proprio Arnoux e Prost, dietro di loro Villeneuve e Pironi. Il canadese ha 30 anni ed è alla Ferrari dal 1977. Quello di Imola è il suo 65˚ Gran premio col Cavallino, di cui 6 vinti. Non molti, ma i tifosi (ed Enzo Ferrari, che in lui rivede Nuvolari) lo adorano per il suo modo coraggioso, a volte quasi folle, di guidare. Didier Pironi, invece, è alla sua seconda stagione in Ferrari, ma di gare non ne ha ancora vinta nessuna. Le Renault partono bene, ma il motore di Prost regge solo 6 giri. Quello di René Arnoux durerà invece fino al 45˚. A quel punto, Villeneuve è primo, Pironi secondo. Il box Ferrari elabora la strategia per i 15 giri che mancano al termine e la espone ai piloti, con un cartello su cui c’è scritto «Slow, +45». Villeneuve interpreta l’indicazione come un invito a gestire il vantaggio mantenendo le posizioni, visto che il terzo classificato è staccato di 45 secondi. Pironi, invece, lo legge in tutt’altro modo, anche perché di solito il box Ferrari scrive «Ok» quando c’è da conservare la situazione esistente. E infatti al 46˚giro Pironi va in testa. Tra i due inizia un duello di quelli che in F1 non si vedono quasi più: Villeneuve ripassa al 49˚, Pironi al 53˚, Villeneuve torna al comando al 58˚con una frenata alla Tosa. Infine alla Piratella, la quartultima curva della gara, Pironi lo sorpassa definitivamente.

Il «Times» scriverà che a volte bastano due sole macchine per fare un Gp. I centomila di Imola sono impazziti, il duello è stato straordinario e divertentissimo per tutti, tranne uno: Gilles Villeneuve. Che scende dalla macchina e dice cose che in F1 non si sentono quasi più: «Adesso so chi è il mio compagno di squadra. Credevo che scherzasse, invece Didier faceva sul serio. Una volta ci siamo anche toccati leggermente. Era follia comportarsi in questo modo perché entrambi sapevamo di essere al limite con la benzina. ‘‘Slow’’ voleva dire che dovevamo andare avanti così, mantenere le posizioni. Sono molto arrabbiato»

La versione di Pironi è ovviamente diversa: «Credo che Gilles sia solo deluso e bisogna capirlo; ma non può essere arrabbiato con me. Questa è una grossa vittoria di scuderia che deve rallegrare anche lui. Non cambierà nulla nei nostri rapporti, ne sono convintissimo. Gli passerà. Il cartello ‘‘Slow’’ significava conservare le macchine, mantenersi entro i limiti di prudenza e non credo di avere rischiato. È semmai il cartello ‘‘Ok’’ che significa andare avanti così, mantenere le posizioni. Per me è tutto regolarissimo», aggiunge. «Da tempo inseguivo questa vittoria e credo di aver corso come bisognava correre». Il direttore sportivo della Ferrari, Marco Piccinini, non prende posizione: «I Gran premi sono competizioni di uomini, di macchine e di temperamento, non sfilate di eleganza. Il cartello ‘‘Slow’’ è un richiamo al buonsenso generale, ciò che entrambi i piloti hanno dimostrato se sono arrivati alla fine vincitori senza problemi. Le gare sono guerre fino alla fine». Villeneuve farà sua solo quest’ultima frase. Nelle due settimane successive alla gara, manterrà la promessa di non parlare più a Pironi. Nel giorno delle prove libere del Gp di Zolder, però, parlerà con i giornalisti: «È inutile che la gente controlli se io parlo o meno con Didier, perché tutto è finito. Non gli rivolgerò mai più la parola. Ci siamo incontrati già a Fiorano, l’altra settimana. Lui mi ha chiesto come va. Io mi sono girato dall’altra parte». Anche le riunioni tecniche si sono tenute separatamente: «Mi potrei fidare di discutere di problemi della macchina davanti a uno che due settimane fa si è dimostrato il mio acerrimo nemico?».

Ma se al termine del venerdì il canadese è quinto e Pironi quindicesimo a 1’’189, quando mancano 7 minuti alla conclusione delle qualifiche del sabato il francese è sesto e il canadese ottavo, staccato di 11 centesimi. È a quel punto che decide di fare un terzo giro, anche se le gomme sono già usurate. Subito dopo l’incidente, Mass ferma la sua monoposto poco più avanti e accorre da Villeneuve: «Aveva il volto violaceo, gli occhi fuori dalle orbite e si capiva che aveva il collo rotto». La morte del suo compagno di vacanze a Cap Ferrat gli restituirà un posto in griglia di partenza il giorno dopo.

Il Gp del Belgio parte anche senza Pironi (che tornerà in pista a Montecarlo, piazzandosi secondo). Tre mesi esatti dopo, l’8 agosto, alle prove del Gp di Germania, Pironi sta testando delle gomme da pioggia. Una nuvola d’acqua gli impedisce di vedere la Renault di Alain Prost. Pironi la centra a 280 km all’ora: la sua Ferrari decolla come quella di Villeneuve e ripiomba in verticale a terra. Piquet prova a soccorrerlo ma, guardando quel che resta delle sue gambe, si sente male. I medici riusciranno a evitare l’amputazione, ma non la fine della carriera, che si chiuderà con un secondo posto in quel Mondiale, che Pironi stava dominando. Cinque anni e 30 operazioni dopo, il 23 agosto 1987, Didier morirà in un incidente durante una gara del campionato europeo di motonautica all’isola di Wight: stavolta a decollare è il suo offshore, a 160 all’ora. La moglie Christine è incinta di due gemelli, che nasceranno il 6 gennaio 1988. Li chiamerà Didier e Gilles.

Il terzo classificato di quel Gp di San Marino del 25 aprile 1982, è un giovane milanese al primo podio in carriera: Michele Alboreto. Guiderà la Ferrari dal 1984 all’88. Morirà a 45 anni, in un incidente sul circuito austriaco del Lausitzring, durante il collaudo di un’Audi per la 24 ore di Le Mans in un altro 25 aprile, quello del 2001. A nove anni esatti da quel podio su cui non sorrideva nessuno.

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Ti ci vedo :)

Avrei voluto una SW (come avevo in Italia) ma in Malesia NON ESISTONO, mercato ZERO, tutte Berline. Se hai bisogno di più spazio solo SUV da 7 posti, che non mi servono.

La Kia Optima invece mi è piaciuta subito, spaziosissima dentro, superaccessoriata sportiva, cambio automatico a 6 marce molto brillante, consuma ma con il prezzo della benzina qui in Malesia sinceramente NON MI INTERESSA :D

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La seconda:

fiat_uno_70_sx_ie_large_6537.jpg

FIAT UNO 70 SX. Un 1400 di cilindrata sulla Fiat UNO, andava come una scheggia (1989).

Durante la prima trasferta (a Livorno per vedere Banco di Roma - Enichem Livorno di Pallacanestro) eravamo in 4 in macchina e fotografammo la velocità Max. di 191 km/h sull'allora futuristico quadro digitale (purtroppo la foto non so dove sia finita) :D

74d2343ec9.jpg

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  • 4 settimane dopo...

MI SCADE IL LEASING e voglio cambiare macchina

sono indeciso fra queste:

http://desmond.imageshack.us/Himg543/scaled.php?server=543&filename=immaginemi.jpg&res=landing

la verde è quella che ho adesso e che non rinnoverò; la liste è in ordine di punteggio (ho dato un punteggio al prezzo, alla dimensione del bagagliaio ed ai consumi); in realtà prima di fare tutta questa operazione, avendola vista in giro e non sapendone nulla, mi ispirava la ix35; consigli?

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