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Romanzo collettivo distopico dei phora


Tersite
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funziona che a ogni messaggio ognuno aggiunge dalle 10 alle 30 parole. gioco per cui taggo in primis @SCRIGNO MAGICO

la nostra storia distopica si svilupperà ad ogni messaggio con autori vari

 

l'incipit della storia è ciò che è considerato il più breve racconto della letteratura:

 

Quando si svegliò, il dinosauro era ancora lì.

 

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Quando si svegliò, il dinosauro era ancora lì.

Non sembrava minaccioso, se può non sembrarlo un essere lungo trenta piedi...

Certo il suo piano non aveva funzionato, la notte non aveva fatto disperdere l'enorme animale, che anzi era ancora davanti a lui e lo fissava. Forse era addestrato a farlo.

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Quando si svegliò, il dinosauro era ancora lì.

Non sembrava minaccioso, se può non sembrarlo un essere lungo trenta piedi...

Certo il suo piano non aveva funzionato, la notte non aveva fatto disperdere l'enorme animale, che anzi era ancora davanti a lui e lo fissava. Forse era addestrato a farlo.

Allora chiude gli occhi, li riaprì ed il dinosauro non c'era più. Sconcertato si vestí ed andò a lavoro. 

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quella sera il locale non era affollato, passare qualche ora al bancone era l'ideale per rimettere a posto le idee e fare una chiacchierata con il vecchio Jesus, vera autorità in materia di rettili, e non solo.

Modificato da Tersite
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Nel frattempo una ragazza bionda seduta al bancone, apparentemente molto agitata, sembrava non essersi persa nulla di quella conversazione. Steve la fissò per un lunghissimo istante... A quel punto la ragazza, visibilmente impaurita, prese la borsetta con un gesto brusco e cercò di avviarsi all'uscita... 

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  • 4 settimane dopo...

"Quando si svegliò, il dinosauro era ancora lì.

Non sembrava minaccioso, se può non sembrarlo un essere lungo trenta piedi...

Certo il suo piano non aveva funzionato, la notte non aveva fatto disperdere l'enorme animale, che anzi era ancora davanti a lui e lo fissava. Forse era addestrato a farlo.

Allora chiude gli occhi, li riaprì ed il dinosauro non c'era più. Sconcertato si vestì ed andò a lavoro. 

Passando davanti a ogni specchio, controllava di non avere niente fuori posto. I colleghi non avrebbero dovuto accorgersi di quello che era successo.

All'ufficio Controllo Perfezione Umana infatti non andavano tanto per il sottile.

Prese l'elevatore magnetico, scese al sesto piano sotto terra del palazzo K226 e accese con calma la sua vettura.

Stava per programmare il codice della casa di Lena, quando con la coda dell'occhio vide un cybercop in avvicinamento: decise allora di recarsi come sempre al Cube Center..quella sera il locale non era affollato, passare qualche ora al bancone era l'ideale per rimettere a posto le idee e fare una chiacchierata con il vecchio Jesus, vera autorità in materia di rettili, e non solo.

- Ehi Jesus, che ne sai di enormi dinosauri che appaiono e scompaiono improvvisamente? - chiese sorseggiando il suo Aquila Nera on the rocks

- Amico, non dovresti parlare di queste cose così alla leggera, non si sa mai chi potrebbe essere in ascolto-.

- A chi vuoi che interessi quello che probabilmente è stato solo frutto della mia immaginazione? - 

- Perché è sicuramente così, no? - aggiunse dopo aver notato Jesus che distoglieva lo sguardo

Nel frattempo una ragazza bionda seduta al bancone, apparentemente molto agitata, sembrava non essersi persa nulla di quella conversazione. Steve la fissò per un lunghissimo istante... A quel punto la ragazza, visibilmente impaurita, prese la borsetta con un gesto brusco e cercò di avviarsi all'uscita... "

 

@Tersite sei il solito buffone. lanci una iniziativa senza fornire istruzioni e poi scompari: se fai l'editing del testo, correggendo i tempi, dando un senso alle modifiche delle scelte del protagonista e fornendo un quadro più chiaro su come procedere, posso anche decidere di intervenire con un mio contributo alla storia :)

 

un consiglio per tutti: sviluppate le idee già presenti, senza lasciare a metà le proposte inserite dagli altri e senza inserire troppi elementi tutti assieme

 

 

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  • 2 settimane dopo...
  • 1 mese dopo...
Il 12/2/2018 at 11:38, silvia_fi dice:

 

@Tersite sei il solito buffone. lanci una iniziativa senza fornire istruzioni e poi scompari: se fai l'editing del testo, correggendo i tempi, dando un senso alle modifiche delle scelte del protagonista e fornendo un quadro più chiaro su come procedere, posso anche decidere di intervenire con un mio contributo alla storia :)

 

 

 

Ci provo io, che vorrei vedere un tuo contributo.

 

 

 

Quando si svegliò, il dinosauro era ancora lì.
Non sembrava minaccioso, se può non sembrarlo un essere lungo trenta piedi.
Certo il suo piano non aveva funzionato. La notte non aveva fatto disperdere l'enorme animale, che anzi era ancora davanti a lui e lo fissava. Forse era addestrato a farlo.
Allora chiuse gli occhi, li riaprì e il dinosauro non c'era più. Sconcertato si vestì ed andò al lavoro.
Passando davanti a ogni specchio, controllava di non avere niente fuori posto. I colleghi non avrebbero dovuto accorgersi di quello che era successo.
All'ufficio Controllo Perfezione Umana infatti non andavano tanto per il sottile.
Prese l'elevatore magnetico, scese al sesto piano sotto terra del palazzo K226 e accese con calma la sua vettura.
Stava per programmare il codice della Casa di Lena, quando con la coda dell'occhio vide un cybercop in avvicinamento: decise allora di recarsi come sempre al Cube Center. Quella sera il locale non era affollato, passare qualche ora al bancone era l'ideale per rimettere a posto le idee e fare una chiacchierata con il vecchio Jesus, vera autorità in materia di rettili, e non solo.
- Ehi Jesus, che ne sai di enormi dinosauri che appaiono e scompaiono improvvisamente? - chiese sorseggiando il suo Aquila Nera on the rocks.
- Amico, non dovresti parlare di queste cose così alla leggera, non si sa mai chi potrebbe essere in ascolto. -
- A chi vuoi che interessi quello che probabilmente è stato solo frutto della mia immaginazione? -
- Perché è sicuramente così, no? - aggiunse dopo aver notato Jesus che distoglieva lo sguardo.
Nel frattempo una ragazza bionda seduta al bancone, apparentemente molto agitata, sembrava non essersi persa nulla di quella conversazione. Steve la fissò per un lunghissimo istante...
A quel punto la ragazza, visibilmente impaurita, prese la borsetta con un gesto brusco e cercò di avviarsi all'uscita.
- No, aspetta! -  la mano di Steve aveva raggiunto la spalla della bionda ragazza fasciata in un cappotto di lana rossa.
La ragazza si voltò per vedere Steve. Gli occhi cerulei della ragazza incrociarono quelli dell'uomo in un misto di rancore e indifferenza ma interruppe l'uscita e fissò il suo interlocutore.
- Io ti ho già vista…- sussurrò Steve.
Lei annuì.
- Alla Casa di Lena, vero? –
Un altro cenno di assenso.
- Anche tu lavori lì? -

 

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ma io non sono brava a scrivere, solo a correggere ! :D

 

grazie per le correzioni night, io vedo ancora un paio di intoppi, possiamo anche tenere degli elementi appesi ma poi ricordiamoci di dargli un senso

in particolare, secondo me abbiamo introdotto colleghi e ufficio Controllo Perfezione Umana senza nemmeno passarci. 

poi alcune azioni sono ritardate, sembra che vada avanti e indietro. alcuni ambienti non sono definiti (passa davanti agli specchi di casa, ma nella frase prima è già uscito per andare a lavoro) e c'è anche la questione che è mattina, steve sta per andare a lavoro, decide di andare invece a Casa di Lena, va invece al Cube Center ed è magicamente sera. (anche qui 3 elementi introdotti senza giustificare che la mattina magari in questo pianeta dura 12 secondi, o che al Cube Center è sempre sera).

 

risistemo come farei

 

Quando si svegliò, il dinosauro era ancora lì.
Non sembrava minaccioso, se può non sembrarlo un essere lungo trenta piedi.
Certo il suo piano non aveva funzionato. La notte non aveva fatto disperdere l'enorme animale, che anzi era ancora davanti a lui e lo fissava. Forse era addestrato a farlo.
Allora Steve chiuse gli occhi, li riaprì e il dinosauro non c'era più. Sconcertato si vestì ed andò al lavoro.
Passando davanti a ogni specchio, controllava di non avere niente fuori posto. I colleghi non sembrava si fossero accorti di quello che era successo, e lavorare al distaccamento Rifrazioni dell'ufficio Controllo Perfezione Umana aveva i suoi vantaggi. Lì non andavano tanto per il sottile, ma se gli specchi consentivano di osservare ogni angolatura degli Umani,  consentivano anche a chi conosceva il sistema di eludere quasi 1 centimetro del proprio corpo alla sorveglianza stessa. Nemmeno Lily, primo capo unità alla quale non sfuggiva mai nulla, aveva scorto la piccola ruga di perplessità annidata nel suo sopracciglio sinistro.
Bene così, si disse Steve, tra poco siamo in pausa e potrò finalmente parlare con qualcuno in santa pace. 
Prese l'elevatore magnetico, scese al sesto piano sotto terra del palazzo K226 e accese con calma la sua vettura.
Stava per programmare il codice della Casa di Lena, quando con la coda dell'occhio vide un cybercop in avvicinamento: decise allora di recarsi come sempre al Cube Center. 

Le porte del locale si spalancarono al suo passaggio, e fu subito sera. Al Cube il grande orologio segnava le 22, e quando la lancetta dei secondi completava il giro, suddividendo il cerchio in 60 identici spicchi, erano ancora le 22 in punto. Quella sera il locale non era affollato, passare qualche ora al bancone era l'ideale per rimettere a posto le idee e fare una chiacchierata con il vecchio Jesus, vera autorità in materia di rettili, e non solo.
- Ehi Jesus, che ne sai di enormi dinosauri che appaiono e scompaiono improvvisamente? - chiese sorseggiando il suo Aquila Nera on the rocks.
- Amico, non dovresti parlare di queste cose così alla leggera, non si sa mai chi potrebbe essere in ascolto. -
- A chi vuoi che interessi quello che probabilmente è stato solo frutto della mia immaginazione? -
- Perché è sicuramente così, no? - aggiunse dopo aver notato Jesus che distoglieva lo sguardo.
Nel frattempo una ragazza bionda seduta al bancone, apparentemente molto agitata, sembrava non essersi persa nulla di quella conversazione. Steve la fissò per un lunghissimo istante...
A quel punto la ragazza, visibilmente impaurita, prese la borsetta con un gesto brusco e cercò di avviarsi all'uscita.
- No, aspetta! -  la mano di Steve aveva raggiunto la spalla della bionda ragazza fasciata in un cappotto di lana rossa.
La ragazza si voltò per vedere Steve. Gli occhi cerulei della ragazza incrociarono quelli dell'uomo in un misto di rancore e indifferenza ma interruppe l'uscita e fissò il suo interlocutore.
- Io ti ho già vista…- sussurrò Steve.
Lei annuì.
- Alla Casa di Lena, vero? –
Un altro cenno di assenso.
- Anche tu lavori lì? -

Rimase muta. Immobile. Per un lunghissimo attimo. Poi sulla pelle del suo viso passò uno strano riflesso, che andò subito a scomparire dentro le luci basse del locale.

 

 

 

Modificato da silvia_fi
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11 minuti fa, silvia_fi dice:

grazie per le correzioni night, io vedo ancora un paio di intoppi, possiamo anche tenere degli elementi appesi ma poi ricordiamoci di dargli un senso

in particolare, secondo me abbiamo introdotto colleghi e ufficio Controllo Perfezione Umana senza nemmeno passarci. 

poi alcune azioni sono ritardate, sembra che vada avanti e indietro. alcuni ambienti non sono definiti (passa davanti agli specchi di casa, ma nella frase prima è già uscito per andare a lavoro) e c'è anche la questione che è mattina, steve sta per andare a lavoro, decide di andare invece a Casa di Lena, va invece al Cube Center ed è magicamente sera. (anche qui 3 elementi introdotti senza giustificare che la mattina magari in questo pianeta dura 12 secondi, o che al Cube Center è sempre sera).

 

Ma io infatti, correzioni dei tempi a parte, ho evitato di aggiungere inserti in ciò che è già stato scritto.

L'intenzione è quella di correggere le incertezze proseguendo il racconto.

Nel mio "Anche tu lavori lì?" c'era l'intento di suggerire che il protagonista lavorasse alla Casa di Lena (qualunque cosa fosse). Il che avrebbe spiegato perchè uscito di casa per andare al lavoro avesse impostato come indirizzo proprio quel luogo lì.

Più avanti magari avremmo spiegato come mai invece di andare al lavoro è andato al bar.

 

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Secondo me ha incasinato tutto il solito Pane! :D L'ambientazione era preistorica, poi è stato inserito un elemento fuori contesto come l'andare al lavoro, e siamo arrivati non si sa come al presente, quindi sono stati inseriti elementi di futuro, per cui si è troppo pasticciato. Si dovrebbe cercare di restare in sintonia coi messaggi precedenti, sviluppandoli prima di aggiungere troppa carne al fuoco... :unknw:

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Il 13/4/2018 at 18:28, SCRIGNO MAGICO dice:

Secondo me ha incasinato tutto il solito Pane! :D L'ambientazione era preistorica, poi è stato inserito un elemento fuori contesto come l'andare al lavoro, e siamo arrivati non si sa come al presente, quindi sono stati inseriti elementi di futuro, per cui si è troppo pasticciato. Si dovrebbe cercare di restare in sintonia coi messaggi precedenti, sviluppandoli prima di aggiungere troppa carne al fuoco... :unknw:

 

l'ho fatto apposta

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Quando si svegliò, il dinosauro era ancora lì.
Non sembrava minaccioso, se può non sembrarlo un essere lungo trenta piedi.
Certo il suo piano non aveva funzionato. La notte non aveva fatto disperdere l'enorme animale, che anzi era ancora davanti a lui e lo fissava. Forse era addestrato a farlo.
Allora Steve chiuse gli occhi, li riaprì e il dinosauro non c'era più. Sconcertato si vestì ed andò al lavoro.
Passando davanti a ogni specchio, controllava di non avere niente fuori posto. I colleghi non sembrava si fossero accorti di quello che era successo, e lavorare al distaccamento Rifrazioni dell'ufficio Controllo Perfezione Umana aveva i suoi vantaggi. Lì non andavano tanto per il sottile, ma se gli specchi consentivano di osservare ogni angolatura degli Umani,  consentivano anche a chi conosceva il sistema di eludere quasi 1 centimetro del proprio corpo alla sorveglianza stessa. Nemmeno Lily, primo capo unità alla quale non sfuggiva mai nulla, aveva scorto la piccola ruga di perplessità annidata nel suo sopracciglio sinistro.
Bene così, si disse Steve, tra poco siamo in pausa e potrò finalmente parlare con qualcuno in santa pace. 
Prese l'elevatore magnetico, scese al sesto piano sotto terra del palazzo K226 e accese con calma la sua vettura.
Stava per programmare il codice della Casa di Lena, quando con la coda dell'occhio vide un cybercop in avvicinamento: decise allora di recarsi come sempre al Cube Center. 

Le porte del locale si spalancarono al suo passaggio, e fu subito sera. Al Cube il grande orologio segnava le 22, e quando la lancetta dei secondi completava il giro, suddividendo il cerchio in 60 identici spicchi, erano ancora le 22 in punto. Quella sera il locale non era affollato, passare qualche ora al bancone era l'ideale per rimettere a posto le idee e fare una chiacchierata con il vecchio Jesus, vera autorità in materia di rettili, e non solo.
- Ehi Jesus, che ne sai di enormi dinosauri che appaiono e scompaiono improvvisamente? - chiese sorseggiando il suo Aquila Nera on the rocks.
- Amico, non dovresti parlare di queste cose così alla leggera, non si sa mai chi potrebbe essere in ascolto. -
- A chi vuoi che interessi quello che probabilmente è stato solo frutto della mia immaginazione? -
- Perché è sicuramente così, no? - aggiunse dopo aver notato Jesus che distoglieva lo sguardo.
Nel frattempo una ragazza bionda seduta al bancone, apparentemente molto agitata, sembrava non essersi persa nulla di quella conversazione. Steve la fissò per un lunghissimo istante...
A quel punto la ragazza, visibilmente impaurita, prese la borsetta con un gesto brusco e cercò di avviarsi all'uscita.
- No, aspetta! -  la mano di Steve aveva raggiunto la spalla della bionda ragazza fasciata in un cappotto di lana rossa.
La ragazza si voltò per vedere Steve. Gli occhi cerulei della ragazza incrociarono quelli dell'uomo in un misto di rancore e indifferenza ma interruppe l'uscita e fissò il suo interlocutore.
- Io ti ho già vista…- sussurrò Steve.
Lei annuì.
- Alla Casa di Lena, vero? –
Un altro cenno di assenso.
- Anche tu lavori lì? -

Rimase muta. Immobile. Per un lunghissimo attimo. Poi sulla pelle del suo viso passò uno strano riflesso, che andò subito a scomparire dentro le luci basse del locale.

- Non dovremmo essere qui ora: seguimi -.

Steve la seguì.

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Il 13/4/2018 at 16:52, Nightbay dice:

 

Ma io infatti, correzioni dei tempi a parte, ho evitato di aggiungere inserti in ciò che è già stato scritto.

L'intenzione è quella di correggere le incertezze proseguendo il racconto.

Nel mio "Anche tu lavori lì?" c'era l'intento di suggerire che il protagonista lavorasse alla Casa di Lena (qualunque cosa fosse). Il che avrebbe spiegato perchè uscito di casa per andare al lavoro avesse impostato come indirizzo proprio quel luogo lì.

Più avanti magari avremmo spiegato come mai invece di andare al lavoro è andato al bar.

 

 

ci avevo pensato anche io, ma c'era anche un "recarsi come sempre al Cube Center", avremmo dovuto spiegare come mai ogni volta che doveva andare a lavoro finiva al cube center (forse lavorava sia da lena che al cube per arrotondare :D )

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