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"Nessuno legge?"


absolute
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Mi è capitato di leggere un altro articolo che tratta anche questo argomento. Punto di vista interessante anche se non so quanto veritiero e completo. Io sarò onesto, se posso spendere meno lo faccio, infatti oramai a parte libri usati, compro quasi sempre online. Però se inizialmente ero molto contrariato dalle leggi che limitavano gli sconti sui libri, adesso inizio a capire che forse sono fin troppo permissive, se queste sono le conseguenze. C'è da dire che i problemi sono a monte, di base secondo me si potrebbe risolvere se solo si puntasse più alla qualità e alla cultura che non a fare cassa, ma quando si parla di vendite e profitti non c'è buonsenso che tenga.

 

LINK

 

Ah, e visto che siamo in tema, giusto oggi ho visto la nona puntata della terza stagione di Game of Thrones e c'era un'interessante riflessione. La metto sotto spoiler per chi non l'avesse ancora visto (nei libri non c'era).

 

Dal secondo quaranta in poi, circa.

 

Spoiler

 

 

 

Modificato da absolute
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Articolo interessante. La situazione della distribuzione è nota ma non così tanto, quindi giusto parlarne. Aggiungo che ovviamente i principali siti di vendita on-line italiani sono dei distributori: Feltrinelli, Mondadori e IBS (di Messaggerie).

 

Per il resto, la domanda che mi ponevo 8 anni fa (ai tempi del varo della legge Levi) è: è davvero importante che sopravvivano le piccole librerie, c.d. indipendenti?

Il vantaggio delle librerie, per me, è che entrandoci mi imbatto in libri di cui ignorerei l'esistenza. Ma questo vale per la grandi librerie, quelle di catena, che hanno molti spazi e molti libri. In quelle piccole, che pure mi piacciono, vedo meno cose e "dipendo" di più dai gusti del libraio. E d'altronde ci sono altri modi di imbattersi in libri "per caso": seguire siti, newsletter, etc.

 

E c'è anche l'aspetto liberale (perché, attenzione, non c'è solo il modello franco-tedesco, c'è anche quello anglosassone): se qualcuno preferisce le librerie indipendenti, perché devo io rinunciare allo sconto Che vada lui a pagare i libri a prezzo pieno nella sua libreria preferita (cosa che a volte ho fatto anch'io proprio per simpatia verso la piccola libreria) e la mantenga.

Modificato da pachu
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19 ore fa, pachu dice:

Il vantaggio delle librerie, per me, è che entrandoci mi imbatto in libri di cui ignorerei l'esistenza. Ma questo vale per la grandi librerie, quelle di catena, che hanno molti spazi e molti libri. In quelle piccole, che pure mi piacciono, vedo meno cose e "dipendo" di più dai gusti del libraio. E d'altronde ci sono altri modi di imbattersi in libri "per caso": seguire siti, newsletter, etc.

 

Io praticamente conosco nuovi titoli solo su internet, mi è capitato forse quattro o cinque volte di lasciarmi incuriosire da volumi sfogliati in libreria, anche perché di solito vado a colpo sicuro conoscendo già il titolo o vado nella sezione sconti/usato per cercare occasioni. Non credo di aver mai chiesto consigli al libraio e in effetti mi capita di frequentare quasi solo catene (feltrinelli, mondadori, libraccio...). Però, idealmente, sarebbe bello poter contare su un valido libraio che, non dico conosca già i tuoi gusti, ma che sappia consigliarti in maniera competente, cosa che una catena raramente fornisce anche perché spesso i commessi hanno la fila di gente che deve chiedergli dove può trovare l'ultimo giallo scandinavo.

 

19 ore fa, pachu dice:

E c'è anche l'aspetto liberale (perché, attenzione, non c'è solo il modello franco-tedesco, c'è anche quello anglosassone): se qualcuno preferisce le librerie indipendenti, perché devo io rinunciare allo sconto Che vada lui a pagare i libri a prezzo pieno nella sua libreria preferita (cosa che a volte ho fatto anch'io proprio per simpatia verso la piccola libreria) e la mantenga.

 

Eh, questo è un discorso più ampio. Un po' come quello che preferisce andare all'alimentari/fruttivendolo sotto casa, dove si fa anche la chiacchierata col negoziante ed è disposto a pagare di più per questo, mentre la maggior parte delle persone (tipo me) preferisce il supermercato perché è più comodo, rapido ed economico. Con la differenza che un libro venduto in una catena e uno venduto in una libreria indipendente, sono identici, mentre i prodotti alimentari no.

 

Ma se volessimo farne un discorso etico penso che saremmo tutti d'accordo, solo che io ammetto tristemente che continuo a comprare online sperando nel grande sconto per risparmiare due euro noncurante del danno che ne consegue per il settore. Sono egoista (e povero).

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Ma etico in che senso? Le librerie sono belle in astratto, ma in concreto siamo più felice se ne esistono di più?

Io non poi così tanto. Frequento alcune librerie specializzate, che tra l'altro probabilmente soffrono meno la.concorrenza dell'on-line. Ma tante librerie che hanno chiuso non le frequenterei comunque.

Ora pare che le librerie contribuiscano alla diffusione della cultura. O almeno questa la ratio del modello francese e tedesco. Ma è veramente così?

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Un'altra cosa interessante.dell'intervista è la questione dell'alto numero di uscite(di cui avete già parlato anche qua).

È assolutamente una follia. E credo che in Francia, dove sono la metà, siano comunque un numero ingestibile per i librai indipendenti.

Qualche mese fa sono entrato in una storica libreria di Udine per comprare al volo un libro da regalare e non ho trovato nessuno dei tre titoli che avevo in mente, perché troppo vecchi. Tutti e tre usciti tra il 2013 e il 2016.

Chiaro che la prossima volta li compro on-line, sconto o non sconto. È un po' triste ma cosa vogliamo farci?

 

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che le librerie contribuiscano alla diffusione della cultura dipende un po' da come le viviamo: a me capita di partecipare a presentazioni nelle librerie, a incontri di vario genere.

certo dipende anche da come sono organizzate. ad esempio la scorsa settimana , il gruppo di improvvisazione di vit ha organizzato uno spettacoli di improvvisazione teatrale gratuito in una libreria che ha anche una sala con dello spazio per eventi. è stato interessante perché la libreria propone appunto anche varie attività collaterali, da quelle inerenti in maniera più stretta al libro (gruppi di lettura, incontri con autori, corsi legati alla scrittura) ad altre attività culturali collegate (piccoli concerti, eventi gastronomici legati magari al lancio di un libro sulla cucina, spettacoli teatrali per promuovere un corso di improvvisazione). alla fine, ritrovandomi lì, ho preso un libro che avevo già puntato, e ne ho approfittato per ordinare casa di foglie. un'altra ragazza ha descritto il suo stato d'animo alla libraia, chiedendo un libro adatto, e ha preso quello che le consigliava. 

penso anche che va bene avere delle idee di partenza, ma se io mi fossi trovata nella " storica libreria di Udine" e non avessi trovato quello che cercavo, avrei chiesto consiglio e mi sarei affidata 

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1 ora fa, silvia_fi dice:

 ma se io mi fossi trovata nella " storica libreria di Udine" e non avessi trovato quello che cercavo, avrei chiesto consiglio e mi sarei affidata 

Cosa che mi è pure capitato di fare ma in quel caso volevo regalare un libro di cui fossi pienamente convinto, dato che era per un persona con cui parlo di Elio Bartolini, per dire, mica dell'ultimo giallo svedese.

 

Ma il punto è un altro: ha senso che tutti paghiamo di più i libri e pure le spedizioni affiché sopravvivano più librerie?

E davvero le librerie capaci di diffondere cultura e attirare clientela hanno bisogno di questo?

Chiedo, la risposta non ce l'ho.

 

(Sorvolo sui consigli letterari legati allo stato d'animo, che si possono chiedere anche agli amici sensibili).

 

 

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2 ore fa, pachu dice:

Cosa che mi è pure capitato di fare ma in quel caso volevo regalare un libro di cui fossi pienamente convinto, dato che era per un persona con cui parlo di Elio Bartolini, per dire, mica dell'ultimo giallo svedese.

 

Ma il punto è un altro: ha senso che tutti paghiamo di più i libri e pure le spedizioni affiché sopravvivano più librerie?

E davvero le librerie capaci di diffondere cultura e attirare clientela hanno bisogno di questo?

Chiedo, la risposta non ce l'ho.

 

(Sorvolo sui consigli letterari legati allo stato d'animo, che si possono chiedere anche agli amici sensibili).

 

 

sei fortunato ad avere amici sensibili, nel novero dei quali immagino di essere, giustamente, inclusa. io purtroppo non ho avuto la stessa sorte 😞

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  • 3 settimane dopo...
  • 1 mese dopo...

https://torino.repubblica.it/cronaca/2020/01/15/news/chiude_la_storica_libreria_paravia_di_torino_la_seconda_piu_antica_d_italia_amazon_ci_ha_distrutto_-245807987/

 

Non può che dispiacere, chiaro.

 

Secondo la libraia il problema è che Amazon fa sconti e abitua i clienti ad avere i libri a casa e a scegliere da un assortimento vasto.

Quindi dovremmo pagare di più, non farci spedire libri a casa e avere meno scelta, affinché le librerie non chiudano.

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Infatti, da un lato mi dispiace ma dall'altro sono egoista e preferisco risparmiare. Io poi non ho mai usufruito del "servizio bibliotecario", ovvero quello del responsabile che ti consiglia i libri e che magari si ricorda di te come cliente e ti segnala novità che potrebbero interessarti in base ai tuoi acquisti precedenti. Anzi, in genere ho subito consigli dati da altri per me (tipo quando mia zia mi voleva regalare libri sapendo che leggevo molto ma non conosceva i miei gusti e dunque si faceva consigliare dal libraio di fiducia che, senza alcuna indicazione sul cliente, finiva sempre per farmi avere i best seller del momento che in genere io apprezzo raramente).

Quindi, sì, mi dispiace, mi rendo conto che contribuisco a peggiorare la situazione ma purtroppo continuo nella direzione sbagliata. Forse è questo che cerco in articoli come quelli che avevo linkato, una specie di assoluzione, perché il mio comportamento non è l'unico responsabile di questo declino, bensì c'è proprio una situazione editoriale alle spalle che ha danneggiato il mercato. Ma so bene che comunque dovremmo davvero tutti pagare di più per una scelta più limitata per provare ad arginare questo problema. Poi c'è anche il discorso che il prodotto finale dell'editoria è uguale sia se lo vende una piccola libreria indipendente sia se lo vende una catena di una multinazionale (cosa diversa, ad esempio, accade tra i prodotti di un alimentari e un supermercato), quindi mi sento quasi autorizzato ad agire nel modo sbagliato. Non vedo soluzioni.

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Soluzioni non ne vedo neanch'io. Vabbè si possono vietare gli sconti ma non credo che cambierebbe molto.

 

Quello che mi chiedo qua è se ci sia davvero un problema da risolvere, e in che senso cercare di spendere meno sia sbagliato. L'esistenza di librerie è di per sè un bene per chi a quelle librerie non è interessato? Io ad esempio non compro le scarpe on-line anche se costano meno perché prima voglio provarle e mi va bene pagare di più in cambio di questo servizio. Ma non mi sogno di chiedere di limitare gli sconti sulle scarpe danneggiando chi le compra felicemente su internet.

 

Per quanto riguarda il discorso culturale, l'on-line rende disponibili libri (di piccoli editori, di nicchia, troppo vecchi per stare nei negozi fisici) che nelle librerie nemmeno vedremmo. 

Modificato da pachu
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Il problema penso sia banalmente che se chiudono le piccole librerie storiche di quartiere si “abbruttisce” il mondo che ci circonda.

Perde atmosfera, romanticismo, e tutte quelle cose belle per cui vale la pena vivere.

E come succede alla libreria di quartiere, può succedere ad altre piccole cose.

Finché non rimarranno che grandi catene di negozi impersonali disumanizzanti.

 

La sto facendo breve e non voglio entrare nel merito perché non so manco io come la penso, ma il problema non sarebbe questo?

 

Oppure è il fatto che chi chiude perde il lavoro?

Ma @pachu domandavi perché dobbiamo preoccuparci dell’esistenza delle librerie di per sé, e penso il punto possa essere quello che ho scritto

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mi pare evidente che se librerie si limitano a vendere libri allora non servono più a nulla e a nessuno dispiace che chiudano al di là del romanticismo

è quello che c'è dietro che cita silvia che ne fa un luogo culturale, come le presentazioni, o il singolo libraio che vende cose specifiche.

se poi sono tutte uguali come le librerie attuali che sono poi prevalentemente catene di case editrici, le presentazioni tanto vale farle in un co working, che diventa un nuovo luogo culturale senza che i quartieri siano abbrutiti da distributori automatici di tramezzini.

 

se anche scompare l'oggetto libro penso sia meglio per la cultura dato che l'opera si conserva più sicura in altri supporti nonché per l'ambiente

Modificato da Tersite
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Eh no non penso sia evidente e penso proprio che alla gente dispiaccia che chiudano in quanto tali.

 

E il fatto che organizzino incontri, eventi e tutto il resto che c’e dietro comunque è fa parte di quel che cercavo di dire io.

Fa piacere sapere che ci sono le librerie aperte perché evocano buone sensazioni, come quella di essere un punto di incontri, anche se poi agli incontri uno magari non ci va mai.

 

Anche sull’oggetto libro la fai semplice e forse “hai ragione”, ma a tantissima gente dispiacerebbe perderlo in quanto tale

Modificato da JackShepard
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intendo in formati digitali 

la nostalgia la capisco ma la rifuggo in quanto retrotopia (libro che peraltro ho letto in pdf)

 

questo topic va letto in parallelo alla penosa situazione del libro in italia

che a tal proposito è un titolo che mi suona sempre come la famosa invasione degli orsi in sicilia

 

 

Modificato da Tersite
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2 minuti fa, Tersite dice:

intendo in formati digitali 

la nostalgia la capisco ma la rifuggo in quanto retrotopia (libro che peraltro ho letto in pdf)

 

Mh...il libro si è comportato bene per secoli. I moderni lettori già non leggono cose di pochi anni fa.

Ma non solo, faccio un esempio banale, fino a un paio di mesi fa explorer aveva un componente aggiuntivo per leggere gli epub, facile, veloce, poi l'hanno tolto, e avevo centinaia di libri che non potevo aprire, se non scaricando calibre.

Un libro se non brucia, resta leggibile molto più a lungo.

 

Poi non so se è una cosa mia, o generale.

Ma se leggo su carta, sarà la sensazione fisica della carta sotto la mano, il calibrare emozioni voltando la pagina, le imperfezioni che si scolpiscono nella memoria, i piccoli segni, riesco a ricordare molto meglio di tutto ciò che leggo su pc o su schermi in generale.

 

Per le librerie invece, sarà che ho scolpito nella mente l'inizio del romanzo di Ende, e trovo tristissimo che in futuro i libri mi saranno consigliati da un algoritmo e non da un vecchio libraio che mi insulta anche.

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12 minuti fa, Apolide dice:

 

Mh...il libro si è comportato bene per secoli. I moderni lettori già non leggono cose di pochi anni fa.

Ma non solo, faccio un esempio banale, fino a un paio di mesi fa explorer aveva un componente aggiuntivo per leggere gli epub, facile, veloce, poi l'hanno tolto, e avevo centinaia di libri che non potevo aprire, se non scaricando calibre.

Un libro se non brucia, resta leggibile molto più a lungo.

 

Poi non so se è una cosa mia, o generale.

Ma se leggo su carta, sarà la sensazione fisica della carta sotto la mano, il calibrare emozioni voltando la pagina, le imperfezioni che si scolpiscono nella memoria, i piccoli segni, riesco a ricordare molto meglio di tutto ciò che leggo su pc o su schermi in generale.

 

Per le librerie invece, sarà che ho scolpito nella mente l'inizio del romanzo di Ende, e trovo tristissimo che in futuro i libri mi saranno consigliati da un algoritmo e non da un vecchio libraio che mi insulta anche.

Perché c'è davvero qualcuno che si fa consigliare dai librai per scegliere che libro comprare?

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11 minuti fa, Tersite dice:

questo topic va letto in parallelo alla penosa situazione del libro in italia

 

Vero, pensa che stavo rispondendo qui riferendomi ai link che avevo messo in quella discussione. Ma in effetti l'avevo già fatto con l'intervento precedente. 

 

Una cosa che mi fa riflettere è questa

 

Sembra quasi che al momento attuale si vendano molti più libri rispetto al passato ma poi ci dicono anche ci sono molti meno lettori se non rispetto al passato, rispetto alle altre nazioni. Eppure in Italia si pubblicano più libri rispetto alle altre nazioni. Sembra un controsenso. Questo forse perché da noi anche se c'è molta più gente che compra libri in realtà li compra perché sono lanciati da buone campagne di marketing, libri che magari è interessata ad avere giusto per poter far vedere di possederne una copia. Molti di questi libri non vengono neanche letti. Giusto qualche giorni fa sono passato al libraccio dove trascorro sempre almeno un quarto d'ora nella sezione "libri usati a 2-3-5 euro" alla ricerca di qualcosa di interessante sepolto nel mucchio. Infatti è pieno di libri best seller del momento, roba tipo Twilight, Cinquanta Sfumature oppure thriller/fantasy da cui hanno tratto film o che sfruttano fenomeni del genere (tipo thriller storici sui templari che risalgono a Dan Brown e così via) e pochi sono i libri usati "normali", ovvero non appartenenti a queste categorie. Per lo più si tratta di libri che riportano prezzi di copertina dai 15 ai 25 euro ma che trovi lì in vendita a 2 euro... Questo fa capire che tantissime persone comprano il libro del momento, magari neanche lo leggono e dopo un paio di anni si rendono conto che sta lì a far polvere e conviene portarlo al libraccio dove oltre a liberarti spazio ti danno anche cinquanta centesimi indietro. 

Questo è, secondo me, uno dei problemi che fanno preferire una multinazionale dove entri per prendere il titolo che già conosci che magari è anche esposto in vetrina in una catasta di trenta copie (con un altro centinaio ammassate vicino alle casse). Forse a questo potrebbe servire un libraio che ti consiglia i libri. Io non ne sento il bisogno ma immagino che questo fosse uno dei servizi migliori che potevano offrire le librerie indipendenti rispetto alle grandi catene o la vendita online. Poi magari è anacronistica, ma capisco i nostalgici.

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18 minuti fa, absolute dice:

Sembra quasi che al momento attuale si vendano molti più libri rispetto al passato ma poi ci dicono anche ci sono molti meno lettori se non rispetto al passato,

 

per me seriamente è retrotopia. ogni decennio che passa ci sono meno analfabeti e più persone che completano la scuola dell'obbligo, è evidente che si producono e leggono più libri.

si fosse fatto un sondaggio negli anni 60 su quanti libri si leggono l'anno, il 20% avrebbe risposto che non sapeva leggere!

 

sulla qualità, davvero insisto: i libri commerciali ci sono sempre stati, il decadimento nei gusti è un'invenzione senza fondamento. Dan brown e cinquanta sfumature la gente li legge davvero, e in un paio di giorni, e poi li butta, come ha sempre fatto coi romanzi harmony e i ken follett che si trovano usati in regalo negli alberghi. Il loro impatto è enorme e si misura dal fatto che sono diventati film.

 

una cosa semmai che è cambiata è che il romanzo non conta più nel dibattito culturale come un tempo. negli anni 70, nei salotti buoni, non potevi non aver letto l'ultimo romanzo di pasolini, calvino o quant'altro. negli ultimi decenni non esiste romanzo italiano che sia un must read per gli intellettuali, se non forse libri che fanno storcere il naso ai bibliofili, come gomorra o l'amica geniale. questo rispetto al passato è cambiato e forse anche all'estero gli houellebecq sono un'eccezione. ora nelle élite intellettuali si parla più di chernobyl (intendo la serie tv) che di antonio scurati.

 

Modificato da Tersite
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10 ore fa, Lemon dice:

Perché c'è davvero qualcuno che si fa consigliare dai librai per scegliere che libro comprare?

 

Io, nelle mie due librerie di fiducia. 

Mi conoscono, e quando ho voglia di provare qualcosa che altrimenti non avrei scelto da solo, chiedo consiglio. E ho scoperto cose bellssime.

 

Comunque, da torinese, la Paravia che chiude è un dispiacere, ma non è una di quelle librerie che faceva del rapporto col cliente il suo punto forte. Era una di quelle librerie di dimesioni già ragguardevoli, ma non organizzava eventi, incontri, presentazioni.

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14 ore fa, absolute dice:

 

Questo forse perché da noi anche se c'è molta più gente che compra libri in realtà li compra perché sono lanciati da buone campagne di marketing, libri che magari è interessata ad avere giusto per poter far vedere di possederne una copia. Molti di questi libri non vengono neanche letti. Giusto qualche giorni fa sono passato al libraccio dove trascorro sempre almeno un quarto d'ora nella sezione "libri usati a 2-3-5 euro" alla ricerca di qualcosa di interessante sepolto nel mucchio. Infatti è pieno di libri best seller del momento, roba tipo Twilight, Cinquanta Sfumature oppure thriller/fantasy da cui hanno tratto film o che sfruttano fenomeni del genere (tipo thriller storici sui templari che risalgono a Dan Brown e così via) e pochi sono i libri usati "normali", ovvero non appartenenti a queste categorie. Per lo più si tratta di libri che riportano prezzi di copertina dai 15 ai 25 euro ma che trovi lì in vendita a 2 euro... Questo fa capire che tantissime persone comprano il libro del momento, magari neanche lo leggono e dopo un paio di anni si rendono conto che sta lì a far polvere e conviene portarlo al libraccio dove oltre a liberarti spazio ti danno anche cinquanta centesimi indietro. 

 

io penso sempre che quei libri te li regala qualcuno che non ti conosce bene, o almeno a me succede così: sapendo che leggo è capitato che mi regalassero robe che non avrei mai comprato. capisco un baricco che non mi piace ma magari chi non mi conosce bene non lo sa, ma il libro di pieraccioni come può venire in mente? 

poi quando compro libri che pensavo potessero piacermi ma si sono rivelati brutti difficilmente rientrano nei best seller del momento, sui quali posso benissimo aspettare recensioni e critiche di riviste di settore.

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15 ore fa, Lemon dice:

Perché c'è davvero qualcuno che si fa consigliare dai librai per scegliere che libro comprare?

 

in passato molto, oggi meno: leggo recensioni su internet e seguo alcune case editrici. oltre ai consigli dei phora :)

 

 

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