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"Nessuno legge?"


absolute
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Sto leggendo Il Nuovo Barnum, una raccolta di articoli di Baricco e tra gli altri c'era questo articolo di un'intervista a Franco Moretti riguardo la passione di leggere. Ad un certo punto c'è il seguente scambio (per chi fosse interessato qui l'articolo completo).

 

Cita

[...]secoli a demonizzare i libri e adesso a lamentarsi che nessuno legge.
«Nessuno legge?».
Dicono.
«Mah».
Possibile che la «passione calma» sia passata di moda?
«A me sembra che resista. Voglio dire: non è invecchiata. Quel che si può dire è che ha molta concorrenza. Si amavano i romanzi per il piacere di seguire un intreccio, e adesso quel piacere è offerto dal cinema. Così come la televisione ha preso su di sé il fascino del racconto a puntate, un genere su cui Balzac o Dickens fecero la loro fortuna. E poi l'elettronica, lei pensi ai videogames, narrazioni anche quelle...».
Eppure il libro resiste.
«Ha resistito benissimo.

 

Ci sono diversi spunti nell'articolo (che parte dalla definizione "passione calma" contenuta nel passaggio) più o meno interessanti, ma quello che mi ha colpito è questo. È la prima volta che sento qualcuno perplesso quando si dice che oggi si legga poco. Nell'articolo viene fatto notare che nell'ottocento c'erano molti più fruitori della letteratura di quanto pensassimo, perché anche gli analfabeti riuscivano a beneficiarne magari ascoltando qualcuno che leggesse ad alta voce (facevano l'esempio degli operai di una fabbrica che mentre lavoravano ascoltavano uno che leggeva Il Conte di Montecristo). Alla fine dava una stima di circa il 30-40% della popolazione che leggeva (o ascoltava) romanzi. Poi però non se la prendeva con cinema e televisione, così come non se la prendevano all'epoca col teatro, immagino. Sono semplicemente mezzi diversi che, appunto, fanno "concorrenza", ma non sono necessariamente "il male".

Insomma, sto rivalutando tutto il discorso perché non l'avevo mai visto da questo punto di vista. Che poi ho notato che negli ultimi anni in realtà c'è stata un ritorno della lettura grazie a saghe spesso collegate a film e telefilm. Ad esempio Harry Potter o Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, o prima ancora Il Signore degli Anelli. Da un lato l'ho sempre visto come un limite, perché poi spesso chi veniva catturato da questi poi si fermava lì o al massimo spaziava solo all'interno di quel determinato genere (che, per carità, meglio leggere poco che non leggere affatto, ma mi sembra strano che non ti venga la curiosità di leggere anche qualche bel classico ogni tanto) dall'altro, però, può anche darsi che preferissero quel genere sotto forma di romanzo mentre altri generi li ricercano altrove (cinema, telefilm, teatro, musica, opera...). 

Poi ho iniziato anche a pensare alle implicazioni della moda del momento che condiziona il mondo dell'editoria, appunto costretto a competere con gli altri mass media, che finisce per privilegiare best seller del momento anziché classici, ma poi arriveremmo ad un discorso ben più ampio, quindi mi fermo. Sarei però curioso di sapere cosa ne pensate del fatto che non è del tutto vero che "nessuno legge", bensì che ci sono semplicemente più mezzo tra cui sceglier e i libri in realtà non sono stati abbandonati.

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fortunatamente conosco ancora molte persone che leggono (delle mie amicizie strette legge più della metà delle persone), vedo ancora molte persone che leggono (in metro, in spiaggia), vedo persone comprare libri e vedo che si moltiplicano (e specializzano) le fiere del settore. torino all'ultima fiera ha fatto il botto. se ricomprendi nelle letture anche i fumetti/graphic novel il numero cresce ancora. non entro nel merito delle letture scelte, perché sarebbe un discorso OT.

ho notato che si è allargata molto la proposta editoriale, che a mio avviso ha migliorato la qualità dando spazio a romanzi validi ma difficili, puntando su letture ricercate o temi insoliti. in genere sono sostenute dai lettori forti

 

quello che noto in negativo è che è calato drasticamente chi legge approfondimenti, di ogni natura, dalla politica/società ai saggi. come dice l'articolo si è semplificata la scrittura e la lunghezza delle frasi si è ridotta, per venire incontro ai ritmi della tv, ma anche della vita in generale, aggiungo io (anche se penso alla lunghezza delle tesi di laurea che ho fatto col vecchio ordinamento e alle tesine che si portano ora noto questa differenza; però in precedenza le tesi erano brevi: quella di laurea del nonno di mio marito è di 30 pagine e sull'importanza dei muli per gli spostamenti e l'agricoltura :D ). questo fenomeno mi impensierisce, per le conseguenze che già sta avendo e avrà ancora in futuro, ad esempio l'indebolimento del pensiero critico, l'impoverimento della lingua e della sintassi, l'abbassamento della soglia di attenzione. capacità che andrebbero tenute tutte in esercizio

 

 

Modificato da silvia_fi
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2 ore fa, silvia_fi dice:

quello che noto in negativo è che è calato drasticamente chi legge approfondimenti, di ogni natura, dalla politica/società ai saggi. come dice l'articolo si è semplificata la scrittura e la lunghezza delle frasi si è ridotta, per venire incontro ai ritmi della tv, ma anche della vita in generale, aggiungo io (anche se penso alla lunghezza delle tesi di laurea che ho fatto col vecchio ordinamento e alle tesine che si portano ora noto questa differenza; però in precedenza le tesi erano brevi: quella di laurea del nonno di mio marito è di 30 pagine e sull'importanza dei muli per gli spostamenti e l'agricoltura :D ). questo fenomeno mi impensierisce, per le conseguenze che già sta avendo e avrà ancora in futuro, ad esempio l'indebolimento del pensiero critico, l'impoverimento della lingua e della sintassi, l'abbassamento della soglia di attenzione. capacità che andrebbero tenute tutte in esercizio

 

A proposito di semplificazione e riduzione della scrittura, se fai un giro su instagram è pieno di sedicenti scrittori: gente che pubblica banalità che nemmeno Fabio Volo, quasi sempre frasi brevi, luoghi comuni e facilonerie trite e ritrite, e appena raggiunge qualche decina di migliaia di follower annuncia che sta scrivendo un libro, anche più di uno.

Mi chiedo se c'è davvero gente che li compra sti libri.

Modificato da GURU baba rey
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3 ore fa, GURU baba rey dice:

 

 

A proposito di semplificazione e riduzione della scrittura, se fai un giro su instagram è pieno di sedicenti scrittori: gente che pubblica banalità che nemmeno Fabio Volo, quasi sempre frasi brevi, luoghi comuni e facilonerie trite e ritrite, e appena raggiunge qualche decina di migliaia di follower annuncia che sta scrivendo un libro, anche più di uno.

Mi chiedo se c'è davvero gente che li compra sti libri.

Anche su fb. Alcuni li conosco anche, incoraggiati da amici e parenti, come fossero grandi talenti. Per non parlare delle case editrici farlocche, che si approfittano di queste persone facendosi pagare in anticipo per lavori di revisione, stampa e presentazioni che non avvengono o sono così superficiali da rivelarsi completamente inutili. 

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Io penso che nel giudicare quante persone leggono, non ci si debba basare su quello che si vede.

Ciascuno di noi vive in una specie di bolla ed in quella bolla ha persone simili a se stesso.

Certo, ci sono contaminazioni, ma tranne qualche situazione, non si approfondisce la conoscenza di chi non è tuo "simile".

Penso alla visita militare: vidi gente che non immaginavo neanche che esistesse.

Un posto in cui le bolle si compenetrano è il treno: io vedo quasi tutti con il cellulare e/o le cuffiette.

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21 ore fa, silvia_fi dice:

ho notato che si è allargata molto la proposta editoriale, che a mio avviso ha migliorato la qualità dando spazio a romanzi validi ma difficili, puntando su letture ricercate o temi insoliti. in genere sono sostenute dai lettori forti

 

Sì? Onestamente non seguo le nuove uscite, però avevo letto di recente un articolo in cui si parlava male dell'industria editoriale contemporanea perché essendo diventato un nuovo "business" in cui l'importante è vendere, fregandosene della qualità del prodotto purché la gente la compri. In quest'ottica si parlava di un calo della qualità del contenuto a fronte di una maggiore attenzione sulla forma o sul fenomeno di massa della moda del momento. Però, appunto, era il discorso che non volevo approfondire perché si allontanava da quello iniziale. Ad ogni modo mi fa piacere se è come dici tu.

 

18 ore fa, GURU baba rey dice:

A proposito di semplificazione e riduzione della scrittura, se fai un giro su instagram è pieno di sedicenti scrittori: gente che pubblica banalità che nemmeno Fabio Volo, quasi sempre frasi brevi, luoghi comuni e facilonerie trite e ritrite, e appena raggiunge qualche decina di migliaia di follower annuncia che sta scrivendo un libro, anche più di uno.

Mi chiedo se c'è davvero gente che li compra sti libri.

 

15 ore fa, silvia_fi dice:

Anche su fb. Alcuni li conosco anche, incoraggiati da amici e parenti, come fossero grandi talenti. Per non parlare delle case editrici farlocche, che si approfittano di queste persone facendosi pagare in anticipo per lavori di revisione, stampa e presentazioni che non avvengono o sono così superficiali da rivelarsi completamente inutili. 

 

Immagino che il fenomeno degli scrittori sia assimilabile a quello del mondo musicale. Da quando c'è internet (o i talent show) praticamente chiunque abbia un canale youtube può provare a farsi conoscere e c'è anche chi ci riesce. Così anche chi prima magari veniva sempre scartato dalle case editrici adesso ha qualche possibilità in più. Ricordo l'articolo di quel tizio che prese un romanzo di Bukowski e lo mandò a diverse case editrici spacciandolo per suo e glielo hanno rifiutato tutti definendolo pretenzioso o inadatto al pubblico.

 

14 ore fa, Gianni Infantino dice:

Io penso che nel giudicare quante persone leggono, non ci si debba basare su quello che si vede.

Ciascuno di noi vive in una specie di bolla ed in quella bolla ha persone simili a se stesso.

Certo, ci sono contaminazioni, ma tranne qualche situazione, non si approfondisce la conoscenza di chi non è tuo "simile".

Penso alla visita militare: vidi gente che non immaginavo neanche che esistesse.

Un posto in cui le bolle si compenetrano è il treno: io vedo quasi tutti con il cellulare e/o le cuffiette.

 

Senza dubbio, infatti io mi baso spesso su opinioni e valutazioni altrui, come appunto l'articolo di Baricco. Anche perché internet io lo uso proprio per venire a contatto con altra gente che ha i miei stessi interessi. Però, per dire, all'interno del mio gruppo di amici a Bologna siamo in pochi a leggere più di un paio di libri all'anno.

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Come hai giustamente detto, la letteratura subisce la concorrenza di altre forme di intrattenimento, che rispetto al passato sono molteplici e di facile ed economico accesso. 

In questo caso cosa c'è di nobile nella letteratura? Perché si deve ritenere preferibile leggere un libro rispetto ad esempio guardare un telefilm avvincente? 

Qui entra in gioco la qualità della letteratura. Se leggi una cagata deve aver più valore di un tf fatto bene? Io dico di no. Mia moglie legge libri insulsi di scrittori indiani che lei stessa dice di leggere per relax, lei stessa dice che leggerli equivale allo stesso impegno "passivo" che impiegherebbe a vedere un tf. 

La complessità di un libro di borges, Camus, tanti altri invece non potra essere mai raggiunta da altre forme di intrattenimento. 

In questo senso, la percentuale di coloro che "leggono" scende ulteriormente. 

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Non l'ho detto io, e neanche Baricco, l'ha detto Franco Moretti. Comunque il punto cruciale è proprio questo, io, come molti immagino, ho sempre considerato la lettura come un mezzo "superiore" forse dovuto al fatto che è quello che ha prevalso nel tempo. Cinema e televisione sono solo recenti. Il teatro comunque può essere letto (e comunque indubbiamente ci è giunto sotto forma di scrittura). Il sapere da sempre viene trasmesso sotto forma di libri (che ha sostituito oramai del tutto la tradizione orale). Però è vero che come "mezzo" non garantisce la qualità. E per la prima volta mi sono soffermato a pensare queste cose, specie in un periodo in cui ci sono anche altri mezzo che offrono validissime alternative. 

 

In effetti nell'articolo di Baricco c'è l'ultima domanda che richiama questo dilemma, ovvero se un'umanità che legge è un'umanità migliore. In realtà non è tanto il mezzo (libro, televisione, teatro o musica) quanto il contenuto. Di sicuro, anche per motivi storici, tra i libri è più facile trovare opere culturalmente riconosciute come capisaldi, ma non bisogna neanche demonizzare le novità. Così come era sbagliato, una volta, demonizzare i libri (come menzionato nell'articolo).

 

Quindi, sì, il discorso sulla qualità è fondamentale. Ma ciò vuol dire che leggere poco o tanto è comunque subordinato al problema della diffusione della cultura? 

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1 ora fa, absolute dice:

 

Sì? Onestamente non seguo le nuove uscite, però avevo letto di recente un articolo in cui si parlava male dell'industria editoriale contemporanea perché essendo diventato un nuovo "business" in cui l'importante è vendere, fregandosene della qualità del prodotto purché la gente la compri. In quest'ottica si parlava di un calo della qualità del contenuto a fronte di una maggiore attenzione sulla forma o sul fenomeno di massa della moda del momento. Però, appunto, era il discorso che non volevo approfondire perché si allontanava da quello iniziale. Ad ogni modo mi fa piacere se è come dici tu.

 

 

brevemente, che non mi ero spiegata bene: ci sono molte più proposte, all'interno delle quali trovi sia cagate pazzesche che ottimi prodotti. ad es da un paio di anni c'è atlantide, una casa editrice che offre ottimi libri con precise caratteristiche di vendita (li fa circolare solo nelle librerie indipendenti o tramite abbonamento). la qualità mi auguro che permetterà alle case editrici valide di trovare maggiori spazi, e a quelle non valide di uscire dal mercato

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1 ora fa, Gianni Infantino dice:

Come hai giustamente detto, la letteratura subisce la concorrenza di altre forme di intrattenimento, che rispetto al passato sono molteplici e di facile ed economico accesso. 

In questo caso cosa c'è di nobile nella letteratura? Perché si deve ritenere preferibile leggere un libro rispetto ad esempio guardare un telefilm avvincente? 

Qui entra in gioco la qualità della letteratura. Se leggi una cagata deve aver più valore di un tf fatto bene? Io dico di no. Mia moglie legge libri insulsi di scrittori indiani che lei stessa dice di leggere per relax, lei stessa dice che leggerli equivale allo stesso impegno "passivo" che impiegherebbe a vedere un tf. 

La complessità di un libro di borges, Camus, tanti altri invece non potra essere mai raggiunta da altre forme di intrattenimento. 

In questo senso, la percentuale di coloro che "leggono" scende ulteriormente. 

non sono d'accordo sulla prima parte: leggere è comunque un esercizio che tiene attivate molte capacità, e l'ascolto della tv non può competere con queste. allo stesso modo puoi guardare un buon film che ti trasmette molti più insegnamenti di un libro insulso. dipende dallo scopo

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Uno pensa che il primo beneficio del leggere sia l'arricchimento del linguaggio (ed anche in questo la qualità del libro influisce). 

In realtà ho sentito spesso lodare dei bambini per il loro lessico forbito (con nonni e genitori stupiti da tanta ricchezza) : in realtà il più delle volte deriva da film e cartoni visti e rivisto. anche in questo caso, a livello basico un libro ed un cartone producono lo stesso effetto. Per differenziarsi bisogna salire. 

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  • 9 mesi dopo...

Mi sono riletto la discussione che in effetti ha molteplici risvolti e mi pare che ne abbiamo discussi ben pochi. L'articolo di Scrigno si concentra sulle librerie. A me torna in mente un interessante articolo che credo sia stato segnalato proprio qui su foruml. Mentre in realtà l'articolo di Internazionale fa più un discorso di "distribuzione indipendente e non delle multinazionali". Che è un discorso assimilabile all'alimentari privato e i supermercati. Però torna al discorso del "la gente legge meno", quindi è appunto pertinente a questa discussione.

Io di recente ho letto Casa di Foglie (e questi giorni sto rileggendo S - La Nave di Teseo) che sono proprio due esempi di libri che meritano sia una rivalutazione a livello fisico che contenutistico. Non risentono del pericolo dell'era digitale perché la struttura fisica è parte integrante del titolo e in qualche modo innova un settore millenario e dunque sperimenta al pari di cinema e telefilm. Non a caso parlando di Danielewski (l'autore di Casa di Foglie) ho citato The Familiar, il suo progetto di ventisette romanzi che però è stato sospeso a causa dello scarso seguito (dunque un'altra vittima analoga alle librerie indipendenti citate da Internazionale). Quindi i fattori sono davvero tanti ed è difficile venirne a capo.

Personalmente io usufruisco tantissimo della biblioteca e solo in rari casi compro, quasi sempre usato o roba in offerta e di conseguenza quasi sempre online o catene di librerie, dunque sono colpevole a mia volta per lo scarso successo delle librerie indipendenti. D'altronde se la gente va nei supermercati per risparmiare, quando va dal negoziante sotto casa spesso ottiene prodotti di qualità migliore o comunque più selezionata. Mentre i libri che vende Amazon sono gli stessi che vendono le librerie indipendenti (tranne i rari casi, come quello citato da Silvia, come Atlantide). Un altro problema è che molte volte c'è chi (e io lo faccio spesso) usa la libreria anche per farsi un giro (un po' come quelli che vanno nei centri commerciali a tempo perso) e finisco per comprare raramente titoli perché attratto da titoli messi in bella vista. Mentre, come segnalato nell'articolo, a volte quando vai nelle librerie indipendenti hai il tuo libraio di fiducia che magari ti conosce pure e ti può dare consigli mirati, mentre nelle grandi distribuzioni devono accaparrarsi l'attenzione del pubblico tramite copertine sgargianti (e qui ritorna l'articolo segnalato da Gianni Infantino sulle fascette). Di conseguenza credo che non ci sia una soluzione semplice, da qualche parte ci rimetteremo comunque, ora come ora le librerie indipendenti sono quelle che soffrono di più, personalmente mi dispiace, ma anche a me come Toremoon il quindici per cento di sconto fa gola, quindi so di essere un silenzioso complice.

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2 ore fa, absolute dice:

Sì, ci vado abitualmente, alludevo a quello quando dicevo di comprare usato. Anche se è raro trovare usato un titolo che cerchi, ma a volte prendo libri che ho già letto da tenere da parte per regalarli alla prima occasione utile.

 

Che libro mi regaleresti? :Mah:

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Io sono praticamente cresciuto con una biblioteca in casa. 

Mio nonno prima e poi, sopratutto, mio padre hanno accumulato una marea di libri (ben oltre 10.000) che ancora adesso invadono ogni spazio della casa di famiglia di Recco.

Ben lontani dai numeri di quella di Eco, ma comunque una collezione che mi ha dato modo di attingere senza problemi fino ad oggi.

80% in Inglese, il resto in Francese (quelli di mio nonno) ed Italiano.

Ancora adesso, rientrando una volta all'anno, me ne porto in Malesia una 30-ina a viaggio.

Ovvio poi che nel mio piccolo abbia ampliato la collezione.

Mio padre ormai legge solo su Kindle e quindi numericamente si e' fermato (anche perche' di spazio ne prendono fin troppo).

Qui in Malaysia il mio pusher ufficiale e' Kinokuniya, immensa libreria Giapponese dove si trova letteralmente tutto (quanto non disponibile fisicamente e' ordinabile online).

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  • 1 mese dopo...
  • 2 mesi dopo...

Io non riesco più a leggere, non so se è colpa della De Lellis ma ho mille libri iniziati o abbandonati quest'anno (credo di aver finito solo Migrantes), è vero che ho pochissimo tempo da dedicare alla lettura ma anche in quel poco tempo mi rendo conto che non sono concentrato su quello che leggo quindi spesso preferisco smettere.

 

Volevo scriverlo di là per continuare l'OT dell'OT dell'OT solo per creare disturbo ad abso, invece lo metto qui perché il titolo è attinente.

Il contenuto della discussione invece non so se è attinente perché come ho detto non riesco più a leggere.

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