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La Penosa Situazione del Libro in Italia


absolute
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https://www.lintellettualedissidente.it/letteratura-2/mondo-dell-editoria-crisi-libri/

 

 

Spoiler

Prendo ispirazione da altri forumisti e metto un semplice link che potrei non condividere per nulla o solo parzialmente, in attesa di vostri commenti, poi se avrò voglia commenterò anche io, forse.

 

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  • 5 settimane dopo...

Segnalo un altro articolo, diametralmente opposto. La verità starà nel mezzo? Non saprei, comunque anche se i toni di entrambi gli articoli mi piacciono poco, ci sono spunti interessanti in entrambi.

 

https://www.linkiesta.it/it/article/2019/09/09/cultura-editori-libri-da-leggere-consigliati/43422/amp/

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Il 30/8/2019 at 00:03, silvia_fi dice:

Corro ad accaparrarmi “L’imprescindibile pubblicazione di Giulia De Lellis”, grazie per lo spunto, immagino il suggerimento velato fosse questo

 

Che vergogna, che vergogna... :( 

Sembra un discorso da vecchi, ma in realtà ho avuto modo di "conoscere" la De Lellis fin dalle sue prime  patetiche apparizioni televisive, una nullità assoluta, una capra totale, vuota, antipatica, ignorante, portata al successo da (giovani) capre come lei. Tristezza. :( 

 

Un'altra colpa da ascrivere in gran parte alle oscene scelte di Maria De Filippi... :angry

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  • 4 settimane dopo...

fra gli apocalittici e gli integrati scelgo i secondi

in ogni campo dell'arte, in quest'epoca (direi dalla fine degli anni 90 a oggi) un numero senza precedenti di persone è messo in condizione di produrre arte con risorse inimmaginabili.

 

anche con tutta la retrotopia che ci vogliamo mettere, qualcosa di buono dovrà pur uscirne

 

poi in nessun settore economico se esce un prodotto di merda inficia quelli migliori, non vedo come possa la tipa citata sopra, anche volendo, avere un impatto sulla letteratura

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20 minuti fa, Tersite dice:

fra gli apocalittici e gli integrati scelgo i secondi

in ogni campo dell'arte, in quest'epoca (direi dalla fine degli anni 90 a oggi) un numero senza precedenti di persone è messo in condizione di produrre arte con risorse inimmaginabili.

 

anche con tutta la retrotopia che ci vogliamo mettere, qualcosa di buono dovrà pur uscirne

 

poi in nessun settore economico se esce un prodotto di merda inficia quelli migliori, non vedo come possa la tipa citata sopra, anche volendo, avere un impatto sulla letteratura

 

Ci può stare. Il mio unico timore è quando viene ignorato un prodotto valido ma ritenuto poco redditizio preferendo un prodotto scadente ma che promette sicuri guadagni. 

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52 minuti fa, absolute dice:

Ci può stare. Il mio unico timore è quando viene ignorato un prodotto valido ma ritenuto poco redditizio preferendo un prodotto scadente ma che promette sicuri guadagni. 

 

Probabilmente il modo più sicuro che un editore ha per fare attività di promozione culturale, è proprio investire su molti prodotti scadenti che promettono sicuri guadagni, in modo da avere un budget da destinare a quei prodotti validi ma ritenuti poco redditizi.

In questo senso il libro di G. De Lellis è un prodotto a sostegno della cultura. 

 

Modificato da White Rabbit
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1 ora fa, absolute dice:

 

Ci può stare. Il mio unico timore è quando viene ignorato un prodotto valido ma ritenuto poco redditizio preferendo un prodotto scadente ma che promette sicuri guadagni. 

 

ma questo rischio come può essere più grave rispetto a 30 50 o più anni fa?

 

ho una risposta meno apocalittica che però è più noiosa e nascondo 

Spoiler

ho due amici facebook che lavorano nel settore e dicono di ricevere una valanga di roba insulsa, mentre se esiste un prodotto valido (sempre secondo la critica del momento che può non voler dire nulla) le case editrici fanno a gara per accaparrarselo. 

 

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Trent'anni fa non c'era Fabio Volo in libreria, credo basti questo.

 

Scherzo. Comunque come si vede anche dal secondo articolo che ho linkato, pare che ci siano visioni opposte a quelle del primo articolo. Io non conosco nulla del mondo editoriale e anche se leggo una teoria senza sapere quanto sia valida, mi preoccupo temendo che possa essere vera, poi comunque nell'arte il rischio c'è sempre, magari a causa di gente stupida ci siamo persi un paio di Mozart e neanche lo sappiamo, come può anche darsi che grazie a qualcuno siamo riusciti ad averne almeno uno.

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Non ho letto i due link, lo faccio con calma nei prossimi giorni.

 

Comunque dalla mia esperienza, e anche dai discorsi che leggo dai contatti di fecebook di scrittori, critici, ed editori, i due problemi principali possono essere riassunti così:

 

- Un libro quando va bene vende 10.000 copie, che è una cifra ridicola per tenere in piedi il carrozzone.

 

- Manca una critica reale che insegni a saper leggere. Oggi più che critiche, le recensioni sono dei pareri, per carità, alcune ottime, ma la maggior parte sono marchette (scrittori che recensiscono scrittori della stessa casa editrice, in barba ad ogni deontologia) con una lunga sequela di parole e perifrasi che non vogliono dire nulla "scrittura estremamente femminile", "libro sensibilissimo" e altre amenità. Questo porta i lettori a non saper neanche apprezzare le differenze tra la buona scrittura e la pessima scrittura, e a considerare buono un qualsiasi libro che riesca a emozionarli. Di conseguenza il mercato, scrittori ed editori, più o meno coscientemente, si orienta per dare al pubblico diseducato alla buona lettura, quello che vogliono.

 

Va da sé, che le due questioni sono legate da un rapporto di necessità. Sono uno la conseguenza dell'altro e al tempo stesso l'origine.

 

 

Proprio nel pomeriggio leggevo uno sfogo di Enrico Remmert.

 

Spoiler

Credo che ormai - e lo dico da lettore - ci sia una stortura insanabile tra ciò che vale la pena di essere letto e ciò che viene spinto. Le cose migliori degli ultimi anni sono scrittori di cui non mi capita di leggere mai una recensione. Mentre qualunque cosa venga pubblicata da un qualcuno del giro giornalista-editor-interno di casa editrice-traduttore-organizzatore di eventi letterari viene spinto come fosse il nuovo I fratelli Karamazov. Certo, in mezzo a questo giro di addetti ai lavori, ci sono molte eccezioni valide e molti talenti solidi (penso per esempio a Vanni Santoni o a Claudia Durastanti), ma mi capita di leggere sempre più spesso strombazzatissimi libri che poi si rivelano mediocri, oppure scadenti o addirittura imbarazzanti. Ho perso la fiducia su qualsiasi insetto letterario - inserto, ma questa correzione digitale mi piace e la lascio. Mi fido solo più di librai e amici lettori. Ma quanti ci cascano ancora? E con quali deleteri risultati sui lettori appassionati, risultati che si vedranno sempre di più, in negativo, sul lungo periodo? Poi pazienza, i libri belli continueranno a uscire, ma è come se in Serie A la metà dei calciatori arrivassero solo perché hanno il giusto giro di conoscenze. Un giorno qualcuno dovrà parlarne a fondo. Quanto a me, ho sempre fatto altro nella vita e continuo a farlo, pubblico quando e se ho qualcosa da raccontare, se no taccio senza alcun problema. E ho intenzione di tacere a lungo.

 

Lo spoiler è per non rendere il messaggio troppo lungo. Non c'è niente di spoileroso.

Modificato da Apolide
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La Rowling nel 2013 inviò un romanzo completamente slegato dalla saga di HP con lo pseudonimo di Robert Galbraith, per riconfermarsi a livello personale una brava autrice, che non vive di rendita su un fenomeno di successo. Riuscì a farlo pubblicare (anche se si scoprì in fretta che si trattava dell'autrice di HP), ma dopo diversi no e bocciature da parte delle case editrici. Una le consigliò addirittura di iscriversi ad un corso di scrittura. 

Probabilmente, anzi sicuramente, quelle stesse casa che l'hanno rifiutata, avrebbero fatto a botte per pubblicare un nuovo libro firmato Rowling. 

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5 minuti fa, Mr. Popo dice:

La Rowling nel 2013 inviò un romanzo completamente slegato dalla saga di HP con lo pseudonimo di Robert Galbraith, per riconfermarsi a livello personale una brava autrice, che non vive di rendita su un fenomeno di successo. Riuscì a farlo pubblicare (anche se si scoprì in fretta che si trattava dell'autrice di HP), ma dopo diversi no e bocciature da parte delle case editrici. Una le consigliò addirittura di iscriversi ad un corso di scrittura. 

Probabilmente, anzi sicuramente, quelle stesse casa che l'hanno rifiutata, avrebbero fatto a botte per pubblicare un nuovo libro firmato Rowling. 

 

Una cosa del genere la fece King con lo pseudonimo di Bachman, ma non ricordo i dettagli.

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1 minuto fa, Tersite dice:

ma secondo voi è mai esistita un'epoca in cui le pubblicazioni sono state più meritocratiche, rispetto a oggi?

 

 

Ma anche adesso, mica è un problema di meritocrazia.

Se sai scrivere, prima o poi pubblichi. Il problema è che non ci campi solo dallo scrivere. E non ci campa l'editore. Salvo casi rari. Soprattutto in Italia. De crescenzo, Camilleri, Baricco, Eco. E tre su quattro sono morti.

Forse abbiamo un po' troppi libri. Ma già Hemingway in Addio alle armi, (o forse in uno dei 49 racconti) diceva che metà degli italiani scriveva, e l'altra metà non leggeva. Parliamo di 90 anni fa.

Dal passato ci sono arrivati solo i libri che possiamo leggere, ma non abbiamo idea se capolavori migliori sono andati persi, o se c'era un numero di immondizia letteraria pari a quella odierna. Certo, il costo della carta e la difficoltà in genere, magari ha fatto da argine. E molti scrivevano grazie a un mecenate o al potente di turno, che probabilmente si sceglieva il migliore, o almeno il migliore che lo vezzeggiasse.

Però boh, prima erano poche le persone istruite, e avevano tutte un sapere simile, che tramandavano facendo una certa selezione. Oggi la stessa selezione, viene dal basso. Tutti leggono. Tutti esprimono giudizi. E la maggior parte è incapace di comprendere le differenze.

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il punto penso sia questo

 

30 minuti fa, Apolide dice:

molti scrivevano grazie a un mecenate o al potente di turno, che probabilmente si sceglieva il migliore, o almeno il migliore che lo vezzeggiasse.

Però boh, prima erano poche le persone istruite, e avevano tutte un sapere simile, che tramandavano facendo una certa selezione. Oggi la stessa selezione, viene dal basso. Tutti leggono. Tutti esprimono giudizi. E la maggior parte è incapace di comprendere le differenze.

 

oggi ci sono più persone che leggono che scrivono e che fanno critica. prima la cosa era riservata a un'élite.

Questo in generale secondo me aumenta la qualità della letteratura, non la diminuisce.

 

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La critica italiana è ferma a un discorso di sovrasenso, codici, bla bla bla, e ha come referente ancora il Gruppo 63. Per la narrativa, la trama non ha senso (esiste netflix, dicono) e tutto ciò che ha importanza è il linguaggio (che però è miserevolmente povero, anche per colpa della critica stessa, e qui, perdonami il gioco di parole, un po' di autocritica la fanno, quando dicono che si parlano tra di loro, e non per educare). Per la poesia sono fermi a Sanguineti e poco più, salvano Balestrini, ma la poesia è più che altro roba buona per qualche kermesse.

 

Se per critica intendi quella sui giornali, francamente non ne leggo. Leggo recensioni, a volte vuote, scritte con l'antilingua di calviniana memoria. Formulette che vanno bene per tutto e per niente, che non descrivono. Basta cambiare i nomi, e si possono riciclare. Ma non è critica. Sono pareri.

E questo modus operandi di far passare pareri intercambiabili viene usato da chiunque, sui forum, su youtube, nei blog. E chi legge tende a uniformarsi col pensiero, e vedendo che anche altri fanno così (per ignoranza o per semplicità o per pubblicità) si sente legittimato dall'adoperare lo stesso criterio.

 

Io ti faccio una domanda: dammi la lista di cinque libri imprescindibili scritti negli ultimi 40 anni, in Italia.

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2 ore fa, Apolide dice:

Io ti faccio una domanda: dammi la lista di cinque libri imprescindibili scritti negli ultimi 40 anni, in Italia.

 

ci penso

 

il punto, secondo me non limitabile all'italia, è che chiunque oggi può pubblicare un libro: lo scrittore che ha fatto tutto il cursus honorum come l'influencer di instagram, che oggi venderà di più.

secondo un punto di vista, questa è un'opportunità per far crescere la qualità della letteratura (facendo scrivere e pubblicare voci, o mani, che prima non lo facevano) 

secondo altri è un rischio

 

 

 

 

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1 ora fa, Toremoon dice:

Comunque è un parere, solo che è argomentato. 

 

Dipende, se consideri la narratologia, l'estetica, la semiotica interpretativa come una non "scienza" allora è così.

 

34 minuti fa, Tersite dice:

ci penso

 

Vedi, già il pensarci è una risposta. La stessa domanda, se ti chiedessi dei libri più importanti, del secondo dopoguerra fino al 1980, ne butteresti almeno una decina di nomi.

 

36 minuti fa, Tersite dice:

il punto, secondo me non limitabile all'italia, è che chiunque oggi può pubblicare un libro: lo scrittore che ha fatto tutto il cursus honorum come l'influencer di instagram, che oggi venderà di più.

 

Sì, ma in Italia abbiamo un disprezzo per la trama che altri paesi non hanno. Per noi, per i critici, il linguaggio è strumento di attrito e di conflitto, deve violare il senso, veicolare un mondo, un'idea. Anche se pretendono di aver superato la fase delle avanguardie, alla fine usano gli stessi strumenti per distaccarsi della "liale". E così ci troviamo romanzi pieni di frasi come "cadaveri di morti" e altre scempiaggini da temino delle medie, con personaggi che si muovono senza uno scopo, non cambiano, non evolvono, e si parlano solo addosso per farci vedere quanto è bravo e innovatore lo scrittore.

Io in realtà condivido l'idea che il linguaggio debba avere un'importanza centrale in un romanzo. Ma patto che che la sperimentazione linguistica non sia un virtuosismo fine a se stesso. Sia parte integrante stessa dello stile, che è ciò che rende un romanzo degno di essere letto. Perché tutte le possibili trame sono state già scritte, ma lo si sa da secoli, quello che uno scrittore deve fare è radicare le emozioni nella parola, attraverso - appunto - uno stile, un linguaggio nuovo, che vada a integrarsi nella storia della letteratura, sia come naturale prolungamento o come biforcazione. Non ha importanza la scelta, purché sia qualcosa di nuovo, che tiene conto di tutto il passato.

 

55 minuti fa, Tersite dice:

secondo un punto di vista, questa è un'opportunità per far crescere la qualità della letteratura (facendo scrivere e pubblicare voci, o mani, che prima non lo facevano) 

secondo altri è un rischio

 

Scrivere e pubblicare è un'opportunità.

Lasciare che la maggior parte della gente non sappia distinguere la merda dalla cioccolata è più di un rischio, è un pericolo.

 

39 minuti fa, White Rabbit dice:

Non capisco quale sia il nesso tra la pubblicazione del libro della De Lellis e la potenziale mancata pubblicazione del genio incompreso di turno.

 

Del genio incompreso non gliene frega niente a nessuno.

Ma lasciare che fenomeni come quello della De Lellis continuino, spinge l'editoria a sopravvivere creando queste teratologie editoriali. Creando buoni lettori, i fenomeno De Lellis sparisce da solo.

Finché però, l'ennesimo tutorial sul come farsi le unghie sarà più importante di un autore che parla 5 minuti su un romanzo, la vedo dura.

 

 

Ho scritto malissimo che ho sonno, spero si capisca, e ora torno a dormire.

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